ARTE

IL RESTO DEL CARLINO

Addio a Walter Piacesi, l’incisore dell’intimità

Aveva 93 anni. Il funerale ieri nella sua Fermignano. Umberto Piersanti: “Il suo sguardo era ricco di umanità. Con me collaborò molto”

Walter Piacesi (1929 – 2022) con il dipinto del 2020 “Visita al museo“ e con una calcografia sulla Fornace Volponi a Urbino

Ieri si è tenuto a Fermignano il funerale dell’artista Walter Piacesi, 93enne, figura di spicco dell’arte grafica italiana. “E’ stato allievo di Leonardo Castellani alla Scuola del Libro, poi è stato assunto a scuola da Francesco Carnevali”, racconta Giuliano Donini, storico segretario dell’Istituto d’Arte e memoria storica impareggiabile per Urbino. “E’ diventato insegnante di incisione, poi andò – a seguito di un concorso – a ricoprire tale ruolo all’Accademia di Belle Arti di Firenze. Aver vinto quel concorso gli procurò anche molte gelosie, il posto era molto ambito. Lui mantenne grandi rapporti con Urbino; era mio coetaneo. Umanamente era una persona molto aperta. Purtroppo negli ultimi anni lo abbiamo visto poco in giro”, ricorda Donini.

“Un elemento dominante della sua opera è la rappresentazione della donna, colta nella sua esplosiva femminilità negli aspetti più stravaganti: morbida, sbarazzina, vissuta, lasciva, civetttuola, ma mai volgare. Osservatore acuto e sensibile della realtà umana, Piacesi impagina con sapiente maestrìa anche situazioni di estremo disagio, colto o nelle aule dei tribunali o negli ambienti sociali più poveri”, si legge in una sua nota biografica.

A ricordarlo con affetto è anche lo scrittore e poeta Umberto Piersanti. “Ho collaborato con lui per tanti anni – dice il poeta –. Aveva fatto i titoli di testa del mio film “L’età breve“. I suoi disegni costituivano proprio i titoli. Ma anche nel mio “Nascere nel ’40“ ha fatto una illustrazione”

Come lo ricorda come artista?

“Per la sua grande abilità tecnica, il piacere di cogliere le cose. Era di una scuola tradizionale, ma non la intendo come limitazione. Aveva uno sguardo ricco di umanità e tenerezza, sembrava stanco nel fare la farfalla impigliata nel filo spinato. La sua è una umanità dolente che si stempera col sorriso. Ha un tratto, stile e tono che è proprio suo tipico. Non aveva interessi politici o latamente civili, ma raccontava l’umanità e la natura, ne coglieva gli aspetti dolorosi, era lontano dalla dimensione ideologica, è un autentico rappresentante della Scuola di Urbino, era della maniera di Paolo Sanchini, Umberto Franci, Marcello Lani”.

Marinella Topi, fermignanese, amica di Piacesi, racconta: “Esprimo il mio dolore e invio le condoglianze con grande affetto ai figli Claudia e Paolo. Piacesi è stato un artista, grande incisore. Ho avuto modo di conoscerlo fin da piccola quando la moglie abitava vicino casa mia, ho organizzato con lui e su di lui mostre importanti che avevano suscitato grande interesse e ho molto apprezzato la sua volontà di rimanere fortemente ancorato a Fermignano, a Ca’ Spinello dove viveva e lavorava. Penso che Fermignano gli debba essere grata e riconoscente e che lo debba onorare nel migliore dei modi possibili. Adesso non posso fare altro che manifestare e segnalare il grande vuoto che lascia nel mondo dell’arte”.